I miei vent’anni a Bibliomedia

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La senatrice Marina Carobbio sostituisce Monica Piffaretti alla presidenza di Bibliomedia

Benvenuti alla nostra consueta riunione del Consiglio di Biblioteca di Bibliomedia.

Vi ringrazio particolarmente di essere presenti, anche perché questa è la mia ultima volta.

Da quasi vent’anni ricopro la carica di presidente dopo Alma Bacciarini e, in occasione del centenario di fondazione di Bibliomedia, già Biblioteca per Tutti, ho deciso di lasciare il timone a nuove leve.

Permettetemi uno sguardo, a volo di drone, ma puntuale sul ventennio trascorso.

Se volete tutta la nostra storia (in forma pure breve) vi consiglio di leggervi l’alfabeto ‘artistico’ che racconta il secolo trascorso e che è stato realizzato su idea della squadra di Franziska Baetke a Soletta.

Io mi limito a soli vent’anni.

In questo lungo periodo ho seguito Bibliomedia crescere, affermarsi/consolidarsi in autorevolezza, grazie al lavoro costante anche in qualità del suo direttore, Orazio Dotta. Un lavoro che ha reso l’istituzione un faro culturale cantonale e un esempio per altre biblioteche, che nel frattempo hanno imparato ad aprirsi al pubblico, sviluppando quella che si chiama ‘animazione culturale’ oltre il core business del prestito librario.

Mi sento dire che le radici, l’albero e le fronde sono robuste e portano bei frutti.

Sono stati anni di cambiamenti epocali straordinari.

Pensate che, nel 2002, quando sono arrivata non avevo con me nemmeno il cellulare! I DVD, che facevano del centro un centro multimediale, parevano l’avanguardia dell’offerta che andava oltre il libro. Oggi sono dinosauri anche loro, mentre invece – e lo sapete anche voi – il libro tiene. Il digitale non lo ha soppiantato, vivono insieme e accanto.

Ognuno con la sua forza e la sua vitalità. Per me, che sono una cartacea quasi pura, una bella notizia.

Anche la società che ci circonda è cambiata: dalla vecchia eterogeneità, fatta soprattutto di persone che venivano da fuori, ma erano di provenienza europea (e quindi spesso specchio anche delle culture presenti nel paese), oggi abbiamo il melting pot sotto casa. E anche per un’istituzione come la nostra ciò significa qualcosa: ad esempio mettere a disposizione ancora di più libri per comunità di altre lingue (ne offriamo 12 alla centrale di Soletta), testi per bambini in più lingue, e significa anche mostrarsi recettivi al tema della multiculturalità. Ovvero essere presenti là dove il melting pot ribolle e ha fame di cultura libraria e non solo.

Indubbiamente sono tante le sfide dell’evoluzione in corso per la nostra biblioteca delle biblioteche e per il bibliocentro di Biasca. Un’evoluzione che ha analogie con quella di un essere vivente, che deve trovare il modo di adattarsi sempre al continuo mutare dell’ecosistema nel quale si trova immerso.

Auguro a chi continua il cammino di essere aperto al nuovo, ma di difendere a spada tratta il fulcro del libro che taluni schermofili ad oltranza vorrebbero già vedere defunto o rintuzzato.

Quanto a me, ho parecchie altri attività – fra il giornalistico, il culturale e il letterario, oltre alla famiglia in cammino, che in questi anni ho praticato e continuo a praticare. Quando sono arrivata qui il mio terzo figlio non era nemmeno ancora nato. Ora è un metro e novanta e l’anno prossimo andrà a militare. E soprattutto mi piace scrivere e vorrei poter dedicare più tempo a questa passione e anche al mondo dell’editoria che la circonda. Si vedrà.

In ogni caso, ogni sfida che il nostro bibliocentro biaschese saprà assumere, in sinergia dinamica e spirito federalista con la centrale di Soletta, diretta da Franziska Baetke, dovrà pensare anche al futuro logistico del centro.

Lo avrete letto sui media: il comprensorio dove si trova ora il Bibliocentro cambierà pelle. Le vecchie scuole elementari verranno demolite, arriveranno nuovi edifici scolastici comprendenti le elementari, l’asilo, una ludoteca, un centro di pedagogia speciale, una palestra, una sala multiuso e arriverà anche una nuova casa anziani.

Progetti modulari che probabilmente vedranno la luce fra 5 o 7 anni. L’anno citato dai responsabili comunali per l’inaugurazione del progetto è il 2026. Io stessa ho partecipato a fine gennaio alla primissima presentazione del progetto. Sindaco, municipali e tecnici ci hanno fatto capire cosa vogliono fare, sono ambiziosi e coraggiosi.

Il progetto Bosciorina viaggia in parallelo al rifacimento completo della Scuola Media a Sud di Biasca e la creazione di un centro di formazione dell’auto. Si parla di una trentina di milioni in tutto. Noi abbiamo fatto capire quanto valiamo. A volte sembra che le cose quando ci sono scontate, in realtà Biasca è un gioiellino che si trova al posto giusto. In una zona dove c’è meno rispetto al resto del cantone, ma una zona che urbanisticamente si sta molto sviluppando. Intessendo da subito un dialogo con il Comune siamo riusciti a far inserire Bibliomedia nel progetto, restarne fuori sarebbe stato rischioso. Invece ci siamo e figuriamo nel bando di concorso architettonico aperto a fine luglio. L’involucro previsto per noi costa 4 milioni.

Tornando indietro dal futuro in arrivo alla Bosciorina, vorrei ringraziare personalmente il Cantone per il sostegno che ci ha sempre accordato con un finanziamento di 130 mila franchi ogni anno e anche il comune di Biasca che ci mette a disposizione il terreno. E la Confederazione che ha fin qui sempre creduto nella forza di questa longeva istituzione presente nelle principali tre regioni linguistiche e che mette sul tavolo 2 milioni.

Ci sono stati anni di vacche magre, dove si voleva ridurre la sovvenzione. Qui il lavoro di Chiara Simoneschi-Cortesi al fronte fu fondamentale per rintuzzare tagli pesanti. Auguro a voi tutti di non avere simili crucci.

Il post COVID chiederà lacrime e sangue… Speriamo non troppo e non a noi.

Due parole sul 2019, anno senza nuova normalità, privo di parentesi-paralisi e paranoie COVID. Come siamo andati? Sarà Orazio Dotta ad illustrarvi l’andamento e il ‘solito’ migliaio di attività nelle quali è presente in primissima fila o coinvolto con altri operatori culturali.

Io mi limito a ricordare il concorso di idee, lanciato in occasione del centenario che ha coinvolto le biblioteche capaci di presentare progetti innovativi che saranno poi finanziati da uno speciale fondo e che è stato presentato in un workshop alla Filanda. Ci sono anche 6 candidature della Svizzera italiana, mi risulta, e mi rallegro di vedere un giorno qualche premiato realizzare il suo progetto.

La Filanda non la cito a caso. ‘I have a dream’, il mio sogno ‘di una giornata di mezza estate’ è…

una filanda anche per Biasca.

Ancora un’osservazione, con la quale vorrei chiudere la mia presidenza partendo dall’ultima frase dell’alfabeto di Bibliomedia:

i libri sono un lembo di patria.

Sembra un concetto vecchio, in realtà è moderno: una patria fatta anche di libri è una patria aperta. Proprio come le porte di una biblioteca. Così immagino l’Elvezia:

scudo, lancia e un bel libro in mano.

E ora ho anche il grande piacere di indicarvi il mio successore, o la mia ‘successora’.

Sarà la senatrice Marina Carobbio, da me suggerita a Franziska Baetke, e da lei ufficialmente contattata.

In luglio ha accettato, grazie Marina, grazie. Sei la persona più giusta che c’è. Buon lavoro.

Monica Piffaretti, presidente di Bibliomedia Svizzera italiana

Biasca, 17 agosto 2020